SCENARIO

Come sostiene il nuovo rapporto dell’OCSE, Digital Economy Outlook 2020, pubblicato il 27 novembre, le misure per contenere la pandemia di COVID-19 hanno influenzato profondamente il rapporto verso le tecnologie digitali. Forse mai prima d’ora la nostra dipendenza globale dalla tecnologia digitale ha toccato tutti gli aspetti della società, dall’istruzione alla salute. Il telelavoro, l’apprendimento a distanza e il commercio elettronico sono aumentati in tutta l’OCSE, così come l’adozione di strumenti digitali nelle imprese. I governi, le aziende e il mondo accademico hanno colto rapidamente il potenziale dell’intelligenza artificiale per contribuire alla risposta alla crisi.

La nuova stagione di investimenti in infrastrutture digitali, aperta contestualmente all’emergenza sanitaria, darà i propri frutti anche sul medio termine. La discussione sull’uso socialmente utile dei dati generati dai nostri dispositivi e dalla ricerca scientifica si farà ancora più ampia, toccando non solo le questioni di privacy ma anche l’etica, i rapporti internazionali e la relazione tra le aziende e i loro clienti. Inoltre, la crescente importanza del digitale nella nostra vita sociale e in quella economica spingerà ad accelerare l’approvazione di nuove regole per limitare le distorsioni di un settore dominato da pochi protagonisti, per superare l’attuale modello di auto-regolamentazione e prendere atto che le grandi piattaforme digitali non hanno un ruolo neutro nella gestione dei contenuti.

La pandemia ha accelerato tendenze già in atto nel mondo digitale e nella nostra vita quotidiana; ha obbligato milioni di persone a prendere confidenza con strumenti di comunicazione a distanza sempre più raffinati; ha spinto le aziende a cambiare in modo radicale l’organizzazione del lavoro privilegiando i contatti mediati dal digitale e l’uso dei cloud. Nessuno sa quanto resterà di tutto questo quando torneremo alla normalità, ma è facile prevedere che molti lavoratori e molte aziende sceglieranno di lavorare in modo ibrido, almeno in parte a distanza; che molti settori evolveranno ulteriormente i cambiamenti profondi maturati negli ultimi mesi: l’e-commerce, l’istruzione, la sanità, lo spettacolo, il commercio al dettaglio, solo per citare alcuni esempi.

Sempre più importanza assume la dimensione umana e ambientale del business, in relazione alla sostenibilità, al work-life balance e al gender gap. Parlare di smart working, di lavoro agile, di riorganizzazione degli spazi abitativi e lavorativi di una società in trasformazione, nei ritmi, nelle relazioni, nelle abitudini di lavoro, nell’organizzazione dei team, significa ragionare su una filosofia manageriale, su una progettualità complessa che determina un vero cambio di paradigma, capace di modificare processi e modalità di vivere il lavoro, andando verso l’applicazione concreta e significativa dei principi di sostenibilità ambientale, strettamente correlata ai principi del nuovo welfare, al benessere sociale diffuso e al miglioramento della qualità della vita. Flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti che le persone utilizzano, in cambio di una loro responsabilizzazione in base ai risultati, concilia il benessere del singolo con una migliore produttività aziendale. Ripensare gli spazi di lavoro significa, dunque, parlare di sostenibilità da molti punti di vista, di cui quello ambientale è solamente uno degli obiettivi.

FORMARE NUOVE PROFESSIONALITA’

In questo contesto cresce l’importanza di formare nuovi professionisti con una solida competenza nella comunicazione digitale, applicata ai più diversi settori: giovani in grado non solo di saper usare in modo appropriato le tecnologie correnti, con la capacità di individuare e valutare di volta in volta i punti di forza e le criticità dei canali e dei differenti sistemi comunicativi, ma di

> saper maneggiare gli strumenti di analisi dei dati in funzione dei vari campi di applicazione che li riguardano (dal marketing al data-journalism, alla sanità e all’uso dei social); conoscere le tecniche per monitorare il web;

> sviluppare competenze per un marketing digitale distintivo e d’impatto; conoscere il quadro normativo sulla privacy, i sistemi di controllo e le attività di cyber-security;

> possedere gli strumenti culturali per tenersi aggiornati in una ecologia dei media che cambia sotto i nostri occhi

> sapersi muovere in un mondo dove l’informazione si confronta con complessità sempre nuove: dai meccanismi di viralità al tentativo di gestire le fake news sfruttando le potenzialità dell’intelligenza artificiale, dalla transizione ecologica alla parità di genere, dall’infodemia alla dimensione vitale, relazionale, comunicativa e sociale dell’onlife.

Per queste ragioni, riproponiamo oggi la seconda edizione della Summer School in Media Ecology e Comunicazione digitale a Camogli, dal 13 al 25 settembre 2021. Con un obiettivo preciso: fornire ai giovani le competenze cognitive, tecniche e interpretative per diventare professionisti dell’informazione nel mondo aziendale, qualunque sia il business di riferimento. L’ecosistema mediatico è in continua trasformazione ed è importante saper leggere la sua complessità e i suoi punti critici. Il carattere evolutivo del mondo della comunicazione, con tutte le sue contraddizioni, è nodo centrale della Summer School.