> INCONTRO 2024 | DIASPRO

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Domenica 15 settembre > ore 17:00 > Terrazza della Comunicazione

Intelligenza futura: un viaggio nella scienza tra aspettative e speranze

La fiduciosità “aleatoria” della speranza e la “concretezza” dell’aspettativa si mescolano con la mediazione dell’intelligenza, naturale o artificiale che sia. L’intelligenza futura è riconoscibile nei segni lasciati dal passato. Il cervello elettronico di Von Neumann sviluppa una intelligenza di precisione che nella visione di Ada Lovelace gli permette di snocciolare una serie di Fibonacci o di realizzare un arazzo o una poesia, o di preparare una ottima crema pasticcera come Igino Massari sa fare. È l’umano che costruisce una macchina intelligente per comprendere la propria intelligenza e proiettarla nel futuro. L’intelligenza futura è quella che da Hedy Lamarr a Rosalind Franklin  ci permette di realizzare dispositivi “intelligenti” capaci di farci sviluppare un pensiero nuovo. È intelligenza futura quella di una transizione di fase solido-liquido che fa diventare un tumore solido liquido, che sblocca un ingorgo o che permette di realizzare un perfetto Negroni sfidando la complessità con semplicità? La pila di Volta sarebbe solo un dispositivo elettrico se Maxwell non avesse scritto le equazioni delle onde elettromagnetiche, la relazione spazio tempo cara ad Einstein sarebbe rimasta al palo senza le geometrie non euclidee e ChatGPT potrebbe trasformarsi in un pappagallo se non si svilupperà una nuova matematica. Intelligenza futura è il “punctum” della speranza, oltre ogni ragionevole aspettativa. Non vi sembra di sentire Humphrey Bogart: È l’intelligenza, bellezza! Che poi, “oltre l’orizzonte del luogo in cui vivevamo da giovani, in un mondo di magneti e miracoli, i nostri pensieri vagavano costantemente e senza confini” (Pink Floyd, High Hopes 1994).

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