BIO | TUNIZ Claudio

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Scienziato del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste (in cui ha svolto anche funzioni di Vicedirettore) e del Centro Fermi di Roma, promuove progetti di ricerca interdisciplinare sull’uso di metodologie fisiche in paleoantropologia. In Australia, dove ha diretto, fra l’altro, i laboratori nazionali per le datazioni archeologiche, è attualmente Honorary Professor in diverse istituzioni di ricerca. Già Consigliere Nucleare dell’Ambasciata Australiana presso le Organizzazioni delle Nazioni Unite di Vienna, si occupa anche di divulgazione scientifica, particolarmente in temi di evoluzione umana. Con P. Tiberi Vipraio ha pubblicato Humans. An unauthorised biography (Springer, 2016) e Homo sapiens. Una biografia non autorizzata (Carocci, 2015), vincitore del primo premio nazionale di divulgazione scientifica nell’area delle scienze dell’uomo, filosofiche, storiche e letterarie. Sono anche tradotti e diffusi in molti paesi i suoi: L’atomo inquieto (Carocci, 2014), La scienza delle nostre origini (Laterza, 2013), con G. Manzi e D. Caramelli, e I lettori di ossa (Springer, 2010), con R. Gillespie e C. Jones.

Al Festival 2016 il suo intervento insieme a Patrizia Tiberi Vipraio è stato:
Homo: un essere oltre natura
Tutto cominciò immaginando strumenti nelle pietre. Poi venne il linguaggio, che permise a Homo di diffondere e articolare i prodotti del suo cervello – dalle armi all’arte, fino agli dei – attraverso nuove e più potenti funzioni mentali. Formando gruppi sempre più ampi e connessi, alla fine diventammo padroni del mondo, eliminando altre specie umane e molti grandi animali, senza mai smettere di scontrarci tra noi. In seguito cercammo di comunicare le nostre idee nel tempo e nello spazio. Con l’invenzione della scrittura potemmo accumulare la conoscenza e diffonderla. Con la divisione del lavoro diventammo un organismo sociale sempre più interdipendente, capace di divorare il proprio futuro. L’Internet e il World Wide Web sono gli strumenti più recenti di questo processo. Ora stiamo programmando di integrarci anche con le macchine che abbiamo creato. Sarà questo l’ultimo atto della nostra (breve) storia evolutiva?
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