BIO | PAOLINI Marco
Autore, attore e regista. Ha fatto parte dagli anni ’70 di vari gruppi teatrali, nascono così gli Album, i primi episodi di una lunga biografia collettiva della storia italiana. Noto per Il racconto del Vajont, si distingue quale autore e interprete di narrazioni di forte impatto civile (I-TIGI racconto per Ustica, Parlamento chimico, Il Sergente, Bhopal 2 dicembre ’84, U 238, Miserabili) e per la capacità di raccontare il cambiamento della società attraverso i dialetti e la poesia, sviluppata con il ciclo dei Bestiari. Artigiano e manutentore del mestiere di raccontare storie, sa portare quest’arte al grande pubblico con memorabili dirette televisive (ITIS Galileo e Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute). Dopo la Ballata di uomini e cani, dedicata a Jack London, nel 2016 debutta con giovani attori del Teatro Nazionale Palestinese in Amleto a Gerusalemme e con un nuovo Album, Numero primo, dedicato alla tecnologia.
Al Festival 2017 il suo intervento è stato:
Camogli: Tecno-Filò. Technology and me
“Non sono un esperto di Internet, non sono un utente dei social. Non conosco la meccanica quantistica, né le neuroscienze e la fisica, né la robotica e le intelligenze artificiali. Ma tutto questo mi riguarda e mi interessa. So che la mia vita sta cambiando grazie o per colpa delle tecnologie che da queste innovazioni derivano e di cui faccio uso anch’io come i miei simili. Provo a riflettere a voce alta su questo mettendo insieme piccole storie unite da un filo di ragionamenti. Una volta, nelle veglie invernali si chiamavano filò le narrazioni degli anziani che raccontavano qualcosa di unico e prezioso. Senza presunzione di riuscirci ritengo necessario provare a narrare il nostro tempo crisalide.”
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“Non sono un esperto di Internet, non sono un utente dei social. Non conosco la meccanica quantistica, né le neuroscienze e la fisica, né la robotica e le intelligenze artificiali. Ma tutto questo mi riguarda e mi interessa. So che la mia vita sta cambiando grazie o per colpa delle tecnologie che da queste innovazioni derivano e di cui faccio uso anch’io come i miei simili. Provo a riflettere a voce alta su questo mettendo insieme piccole storie unite da un filo di ragionamenti. Una volta, nelle veglie invernali si chiamavano filò le narrazioni degli anziani che raccontavano qualcosa di unico e prezioso. Senza presunzione di riuscirci ritengo necessario provare a narrare il nostro tempo crisalide.”
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*Ritrattino liberamente ispirato dalla foto di © Ivana Porta Sunjic